» a weird lullaby in the maze;

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Euphorìa
view post Posted on 21/6/2010, 23:27




Emily

Ma questa scuola sembra un labirinto!

Non che non me ne fossi già accorta, devo dire che dopo la quarta svolta a destra e la seconda a sinistra avevo perso la concezione dello spazio attorno a me, ma del resto che mi importava? Non ero diretta da nessuna parte e non avrei saputo comunque dove andare. C'ero già da quasi tre giorni al St. Douglas, non so neanche io perchè ci ero entrata e continuavo a starci. Nessuno mi aveva ancora detto neppure una parola, sembravano tutti conoscersi e occupati a fare altro. Beh, del resto ero molto timida e non avevo visto nessuno che sembrasse interessante. Senza ormai pensarci più di tanto, camminando lentamente svoltai di nuovo a destra, canticchiando la canzone della mia bambola-carillon.
A proposito, chissà dov'è finita.. era quì con me ieri sera.. o forse non era ieri sera... chissà, la cercherò.

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Edited by Euphorìa - 23/6/2010, 14:19
 
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‚sneer
view post Posted on 21/6/2010, 23:29




Hisako~
Diavolo, dov'ero finita? A quanto pare il senso dell'orientamento non era decisamente il mio forte; avendo appurato questo un pò troppo tardi per rimediarvi, mi ritrovavo a vagare senza una meta nei corridoi di una strana scuola: la St. Douglas Ville. Quando avevo visto l'insegna dell'edificio non ci avevo pensato due volte a fiondarmici dentro, anche perchè si trovava nel bel mezzo di un deserto sperduto chissà dove nella cartina geografica. Ed ora eccomi quì, un'anima in pena sperduta in una scuola frequentata da strani tipi; già perchè da quando avevo varcato quel cancello, avevo cercato di non farmi notare da nessuno dei pochi studenti che avevo intravisto da lontano, ma sembrava avessero tutti qualcosa di strano, quasi di paranormale. Non era da me credere a tali assurdità, eppure avrei potuto giurare di vedere una ragazza svanire nel nulla, proprio come un fantasma di una delle tante leggende che avevo sentito. L'unica cosa certa in quel momento era che non sapevo proprio nulla di quella scuola e quel poco che sapevo non mi piaceva per niente. Continuai a camminare lentamente nei corridoi semibui, ormai completamente allo sbando, quando ad un tratto qualcosa mi fece immobilizzare: una strana melodia proveniva dal corridoio adiacente: sembrava una vecchia canzone di quelle che vengono immesse nei carillon che piacciono tanto agli umani, e che stranamente attiravano anche me. La nenia continuava e ora che ci facevo attenzione la voce che la cantava sembrava quella di una bambina, anche se aveva qualcosa diverso dal modo di cantare dei bambini: lei sembrava non stancarsi mai e manteneva sempre la stessa intonazione e ritmo perfetto. Restai ferma per qualche minuto, attratta dall'affascinante melodia e lasciai -per la prima volta da quando ero entrata nella scuola- che chiunque la stesse cantando, si avvicinasse a me.


Edited by ‚sneer - 22/6/2010, 13:22
 
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Euphorìa
view post Posted on 22/6/2010, 13:01




Emily
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Quel corridoio si faceva sempre più buio. Ma era forse il buio un problema per me? O qualcosa di affascinante? Continuando a cantare, feci per svoltare a sinistra, per l'ennesima volta. Ma il mio canto s'interruppe bruscamente: ero di fronte a qualcuno, che si era accorto della mia presenza prima di me. Era tutto un fluire di pizzi e velluto blu, con uno strano cilindro tenuto dalla mano sinistra. Risalii lentamente con lo sguardo, soffermandomi qualche secondo sulla manica destra della persona che mi stava davanti: Era tutta sfilacciata, e faceva uno strano effetto messa a confronto con l'impeccabilità del resto del vestiario. Arrivai al viso: avevo di fronte a me una bambina, anche se c'era poca femminilità in lei, sembrava quasi un bambinetto di strada, se non fosse per i vestiti. Di sicuro era qualche anno più grande di me, ci dividevano sì e no 20 centimetri. Un morbido caschetto le incorniciava il volto, e i suoi occhi erano uno differente dall'altro: il sinistro rispecchiava i miei verdi, ma il destro era magenta. Senza curarmi di lei piegai la testa da un lato e senza battere palpebra continuai a osservarla. No, c'era qualcosa che non andava. Mancava un pezzo: Non riuscivo a leggere dentro di lei. Questo fu uno shock per me, dal momento che chiunque vedevo passare, era per me come un libro aperto: Ricordi, pensieri, debolezze, forze e paure erano alla mia completa mercè. Ma di lei non potevo vedere che un confuso passato, non c'era traccia di un esistenza normale. In compenso del suo carattere ero in grado di vedere una determinazione fuori dal comune, tanta sicurezza in sè stessa ma anche una tendenza all'isolamento, al considerare le sue forze sufficienti a fare tutto da sola: Grosso errore, non è forse questa presunzione? Ma era tutto quì, non riuscivo a scorgere altro, nè tantomeno vedevo i suoi pensieri al momento. Ricordo che mi sentii debole e scoperta, ma questa novità mi eccitò molto e mi divertì; Come faceva quella bambina a sfuggire ai miei poteri?.. Non poteva essere umana, no. Riguardando i suoi tratti colsi una perfezione disumana, la sua pelle candida era come scolpita, mi ricordava qualcosa che non saprei definire. Sembrava una bambola. Mentre io la analizzavo - dentro e fuori, o, almeno, ci provavo, - lei mi fissava. Ma il suo sguardo non era inorridito o spaventato, come quelli della gente sulla strada, che mi portava a mettere una mano tra i capelli: « Che mi fissino perchè ho ancora qualche gelsomino tra i capelli? », no.
La sua era solo pura curiosità.


Edited by Euphorìa - 23/6/2010, 14:18
 
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‚sneer
view post Posted on 22/6/2010, 21:24




Hisako~
Una bambina: ecco chi era la misteriosa cantante che mi ero fermata ad ascoltare nel bel mezzo di quel labirinto ingenuamente definito un semplice corridoio scolastico. Non appena mi aveva visto aveva smesso di cantare -peccato- e aveva subito puntato i suoi strani occhi cerchiati da occhiaie piuttosto marcate su di me. Inizialmente il suo sguardo mi mise quasi soggezione, non si faceva proprio problemi a squadrarmi dalla testa ai piedi! Un tipo davvero strano: era decisamente una bambina, più bassa di me che in quel corpo di bambola non dimostravo più di 10 anni, ma aveva uno strano sguardo che non ti aspetteresti di trovare in un viso tanto infantile; anche i vestiti avevano un qualcosa di diverso dalla norma e quel particolare frangente non faceva che risaltare la differenza tra il mio completo di velluto blu oltremare che ancora odorava di nuovo, e il suo vestito panna a strisce di un blu leggermente sbiadito e con degli strappi dalla dubbia origine. Come aveva fatto a procurarsi quegli strappi? E poi, cosa che mi incuriosì ancora di più fu la vista di varie macchie di sangue sulla gonna e sul petto; dire che quella bambina era bizzarra era un eufemismo. Continuava a guardarmi così intensamente che mi diede l'impressione volesse leggermi dentro e, proprio per questo risposi al suo sguardo cercando di non tradire nessuna emozione se non una lieve e spontanea curiosità. Lo capivo dal suo sguardo che mi stava soppesando, ma d'altronde io stavo facendo lo stesso con lei, e non riuscivo a smettere di pensare che avesse qualcosa di troppo strano per essere una semplice bambina: a cominciare dai vestiti che erano la cosa che avevano subito attirato la mia attenzione, c'era poi quel suo strano modo di cantare come un automa, quella strana aria assente e... possibile che non avesse ancora sbattuto le palpebre nemmeno una volta da quando era davanti ai miei occhi? «Ma tu cosa sei?» -chiesi senza pensarci più di tanto, la domanda era arrivata alle labbra prima che riuscissi a frenarmi, ma il fatto era che mi interessava davvero sapere qualcosa in più di lei. Avevo senza dubbio fatto una stupidaggine. D'accordo che stare impalate a scrutare l'altra senza dire una parola era altrettanto stupido, ma obiettivamente non era per nulla delicato il modo in cui le avevo fatto la domanda. Per un attimo ebbi la tentazione di fare dietro-front e andarmene, imboccare una delle tante traverse semibuie e sparire dalla sua vista, magari sperando di non incontrarla più; però qualcosa mi spinse a restare dov'ero ad aspettare in silenzio la sua risposta.
 
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Euphorìa
view post Posted on 23/6/2010, 13:15




Emily
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Mentre ancora facevo delle considerazioni su quella curiosa bambina vestita di velluto che avevo davanti, lei mi rivolse la parola, distraendomi dalla mia analisi. «Ma tu cosa sei?» Io.. cos'ero?.. Mai nessuno si era interessato a me in questo modo, o se l'aveva fatto era perchè spinto dal terrore. Ma non c'era paura nei suoi occhi, solo una spiccata voglia di saperne di più. Quella domanda mi aveva sorpreso e spiazzato, era tutto così confuso, ed era tanto tempo che neppure io stessa pensavo più di tanto a che esistenza fosse la mia. Ma io lo sapevo cos'ero. «Io.. io sono un demone.» lo dissi con naturalezza e forse un briciolo di tristezza, incrociando le mani dietro la schiena e guardando verso il basso. Neppure io mi riconoscevo in quello che, già da un pò, effettivamente ero. Quando rialzai la testa a guardarla, questa volta nei suoi occhi c'era in effetti una traccia di paura, ma maggiore era l'incredulità che esprimeva il suo viso a quella - a suo parere - bizzarra risposta. Però in quel momento non colsi tutto questo, e neppure feci caso alla sua reazione, - forse per l'abitudine di non dare particolare importanza a chi mi circondava e a considerarli semplici giochi - ero rimasta di nuovo affascinata dai suoi lineamenti perfetti, come scolpiti, così somiglianti a un materiale che conoscevo già.. «Ma.. tu sei..» prima che potessi accorgermene, inconsciamente una mano si alzo a mezz'aria e posai un dito su quel viso. Cera. Era fatta di cera. Ecco cosa mi ricordava. Cera, come quella della candela che appiccò fuoco alle cortine della culla della tua bambola, che gli diede la spinta a proseguire sul pavimento di legno, sull'intera casa. Cera. Quella per cui tua madre morì carbonizzata, mentre mormorava il tuo nome. Cera. E fiamme. Quelle che misero la pazzia in tuo padre. Per quell'unica candela di cera lasciata accesa nel posto sbagliato per dimenticanza, tuo padre si precipitò nel tuo letto, svegliandoti, strattonandoti bruscamente per un braccio fuori dal tuo letto quasi completamente in balìa delle fiamme.
Sempre a causa sua tuo padre, in cambio della sua vile vita, senza nessuna pietà per la tua innocenza, per tuo smoderato terrore, incurante che nelle vene di quella creatura scorreva il suo stesso sangue, ti condannò a quest' esistenza inutile, guasta, torbida e malata, ad un' anima a metà, maledetta, marcia, strappandoti alla tua innocenza, constringendoti a macchiarla con il sangue e con le urla disperate delle tue vittime.
Tornai in me solo qualche minuto dopo. Quella curiosa bambina, a cui non riuscivo a leggere dentro, era una bambola; Una bambola di cera, e adesso era arretrata di un passo e mi guardava come se fossi pazza. Solo in quel momento mi colpì la consapevolezza di quanto doveva essere ripugnante la mia vista, solo adesso trovavo una spiegazione agli sguardi inorriditi della gente. Solo in quel momento, guardando la mia gonna, vedevo apparire, per la prima volta, strappi e sangue. Che cos'ero diventata? Una strana sensazione si faceva strada in me, dopo chissà quanto tempo. Sì, la conoscevo, mi era così familiare.. sentivo gli occhi bruciare e le lacrime salire, stavo per scoppiare a piangere, se era ancora permesso alla mia anima di provare certe cose. Mi voltai di scatto, pronta a correre via in un angolo remoto di quell'enorme scuola e restare lì, abbandonandomi a quello che meritavo, fin quando non avrei sentito più nulla. Ma qualcosa, qualcosa come un cilindro nero bordato di blu, cadde per terra, e la sua mano, la mano di quella bambina in realtà bambola, mi fermò per un braccio.

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SPOILER (click to view)
Ho fatto agire Hisako di mia spontanea volontà sotto il permesso della proprietaria del PG.
 
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‚sneer
view post Posted on 24/6/2010, 19:49




Hisako~
Sembrava proprio che la mia domanda distratta avesse provocato una sorta di battaglia interiore nello strano individuo che mi trovavo di fronte, percepibile anche solo dallo sguardo, che pochi secondi prima era inquisitore, adesso era spaurito e confuso. Quando mi rispose lo fece puntando gli occhi verso il basso, atteggiamento che non fece altro che manifestare il suo essere bambina, cosa che però stonò incredibilmente quando le parole ad uscire dalla sua piccola bocca rossa furono «Io.. io sono un demone». Un demone. Non saprei dire quanto tempo ci mise quest'informazione ad arrivare al cervello, era come se si fosse bloccata a metà tra i timpani e il sistema nervoso. Quella bambina era pazza. Un demone, non potevo accettarlo, i demoni non esistono; magari aveva semplicemente letto o sentito troppe storie e leggende sul soprannaturale. Mpf, un demone... Anche se, a pensarci bene ero stata io la prima a chiederle cos'era, lei mi aveva semplicemente risposto, di che mi lamentavo? Un demone. Ragionandoci questo renderebbe normali tutte le sue stranezze, gli strappi, il sangue, quegli atteggiamenti che non si addicono ad una bambina tanto piccola, eppure era tutto troppo strano. Mentre io facevo le mie considerazioni su quella che ritenevo una follia, la bambina o forse dovrei dire il demone di fronte a me, mi riportò alla realtà poggiando un dito sul mio viso. Che stava facendo? Al tocco con la mia fredda gota di cera, il suo sguardo si fece annebbiato, a vederla sembrava quasi in uno stato di trance e qualunque cosa le stesse passando per la testa di sicuro non era qualcosa di piacevole. Arretrai istintivamente di un passo, senza più capire cosa stesse succedendo soprattutto nella mente di quella strana bambina che, dopo quelle che sembrarono ore ritornò in sè, come risvegliata da un incubo, inorridita si guardò il vestito e il terrore nei suoi occhi sembrò quello di qualcuno che vede per la prima volta qualcosa di raccapricciante. Vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime, tutto ciò di demoniaco che poteva esserci fino ad un attimo prima sparì, lasciando posto ad una bambina spaventata e sull'orlo delle lacrime. I demoni non piangono. Demone o no, quella piccola bambina non era cattiva, riuscivo ad avvertirlo benissimo, ma conservava ricordi troppo pericolosi, portava un peso evidentemente troppo grande per lei, qualunque esso fosse. Velocemente quella si voltò, probabilmente pronta a scappare via; non so cosa mi passò per la testa in quel momento, ma non potevo lasciarla andare così, lei non aveva nessuna colpa per qualunque fosse il motivo di tanto dolore. Avevo visto qualcosa nei suoi occhi, come una luce di smarrimento, di sicuro il suo passato doveva essere stato crudele con lei, ma non era altro che una vittima, le si leggeva in fronte. Istintivamente lasciai cadere a terra il mio cilindro e afferrai un suo braccio, obbligandola a restare; vedendo che non aveva nessuna intenzione di fuggire nuovamente, lasciai la presa e mi misi difronte a lei. «Che ti prende?» -pronunciai queste parole con tono di rimprovero, cercando il suo sguardo. «E' così che decidi di affrontare il tuo passato? Puoi piangere, ma stai certa che non otterrai mai nulla con le lacrime. Non ti piace il tuo passato? Bene, non puoi certo cambiarlo, forse neanche dimenticarlo, ma puoi cercare di cambiare il presente ed avere un futuro migliore» Ma che diavolo dico? Da quand'è che mi metto a fare paternali a bambini demoniaci che nemmeno conosco? Che speravo di ottenere? Non era da me, è vero, eppure, sentivo di dovrelo fare. «Asciugati le lacrime piuttosto, proviamo ad uscire da questo labirinto senza perderci e dimmi qualcosa di questa scuola». Non ero gentile, non le avevo asciugato le lacrime con le mie mani, ma questo era quello che potevo fare, e sperai tanto bastasse.
 
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Euphorìa
view post Posted on 30/6/2010, 19:02




Emily
Mi.. aveva fermato per un braccio? Ero rimasta così sorpresa che mi voltai, stupita, a guardarla, lasciando che le lacrime scendessero giù per le guance. Lasciò la presa, e si mise di fronte a me, guardandomi negli occhi decisa. «Che ti prende? E' così che decidi di affrontare il tuo passato? Puoi piangere, ma stai certa che non otterrai mai nulla con le lacrime. Non ti piace il tuo passato? Bene, non puoi certo cambiarlo, forse neanche dimenticarlo, ma puoi cercare di cambiare il presente ed avere un futuro migliore. Asciugati le lacrime piuttosto, proviamo ad uscire da questo labirinto senza perderci e dimmi qualcosa di questa scuola» Mi asciugai le lacrime con il dorso della mano senza smettere un secondo di guardarla meravigliata, in fondo ero solo una bambina. Quel discorso mi aveva colpito profondamente, mai nessuno mi aveva parlato in quel modo.

[...]

«Davvero non hai mai sentito parlare di dei della morte?»

Le chiesi divertita, sorridendo. Vagavamo ancora per i corridoi in cerca di un uscita, ma adesso che non ero più sola era così piacevole che neppure ci facevo più caso. Le avevo detto tutto quello che sapevo su quella scuola in cui eravamo capitate per caso, e mi divertì molto la sua reazione quando le parlai delle razze che mi ero accorta esistere all'interno del St. Douglas. Per lei era tutto nuovo, era convinta che vampiri, fantasmi, maghi e streghe fossero solo pure leggende.
«Io non mi sorprenderei così tanto, d'altra parte tu stessa sei una bambola con pensieri e volontà proprie, e giuro che non ne avevo mai vista una prima!» Così le avevo detto, vedendo la sua faccia sconcertata davanti alle mie spiegazioni.
«Non ne sono sicura, ma credo di aver anche visto qualche angelo, anche se non facevano altro che guardarmi male, e da quello che ho potuto constatare ci sono anche molti ibridi di tantissimi animali...guarda, finalmente un uscita!»
Il mio discorso fu interrotto dal corridoio più grande in cui eravamo arrivate, segno della fine dell'intricato labirinto di corridoi e scale che avevamo percorso. Ci trovavamo ancora nell'ala sinistra, nel corridoio dei dormitori, e ora che ci pensavo, mi era stata assegnata da poco la camera e neppure le avevo dato un occhiata.
«Io non ho ancora visto la mia camera, e se non sbaglio dovrebbe essere Ripartizione...» Mi anticipò lei, e così iniziammo a cercare la sua camera. Poco dopo la trovammo, e fu una bella sorpresa scoprire che era accanto a quella che mi era stata assegnata, Ordinamento.



 
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6 replies since 21/6/2010, 23:27   212 views
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