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| Tsuyu Erano passati diversi giorni dalla mia nuova libertà, eppure ancora bazzicavo senza una meta tra la città e l'istituto. Mi correggo, una meta ce l'avevo eccome: il problema era come arrivarci... A piedi. Nessun problema, la distanza non era poi così grande, dovevo soltanto imparare a CAMMINARE SULL'ACQUA, dato che mi trovavo su una fottutissima isola circondata da mare... mare... mare... e mare. Nuotando? Beh, se il mio scopo non era più raggiungere il Giappone, ma suicidarmi e porre miseramente fine alla mia vita demoniaca, faceva proprio al caso mio! Mezzi di trasporto umani? Neanche morto! Mi ero ripromesso di non affidarmi più ai loro pericolosi e del tutto insani metodi di spostamento: mi ricordavo ancora delle ultime volte in cui mi ero ritrovato abbastanza sbronzo da prendere un aereo, di quando lo stesso coso si è schiantato in mezzo all'oceano e del mio mancato affogamento... NO. No, grazie. Tanto valeva restarsene in quel continente di merda a girarsi i pollici e rimuginare sul senso della vita, non è vero Tsuyukusa? Ero ridotto proprio male... In quei giorni ero stato assalito da una disperazione - rottura di coglioni - tale, da mettermi alla ricerca di Bonten; ricerca che non aveva prodotto alcun risultato e aveva miseramente fallito, perchè il finocchio in questione spariva tutte le rarissime volte in cui si poteva rendere utile, quindi a rigor di logica anche in quell'occasione la presenza di Bonten sembrava completamente svanita. Il punto era che nessuno stava festeggiando per la sua scomparsa, nessuna festa mondiale si era scatenata dopo la notizia della morte di Bonten, di conseguenza il Bastardo era ancora vivo e doveva nascondersi da qualche parte, e se per puro caso l'avessi trovato, di lui non sarebbe più rimasta una misera briciola... Ero sovrappensiero. Uno stato tanto profondo di pensieri da isolarmi dal resto del mondo, quell'inferno, l'Australia e non il Giappone. Era oltretutto difficile concentrarmi, perchè ogni volta che mi sembrava di essere arrivato alla giusta soluzione, ecco che pensieri di troppo si accavallavano, e il sottoscritto si dimenticava ogni cosa... Mi sarei preso volentieri a calci nelle palle, e ci stavo per provare, quando mi resi conto di non essere più nel giardino dell'istituto. C'era un palcoscenico, un gruppo di scemi in piedi a guardarlo con aria rapita, sembrava il momento che precedeva lo spettacolo, qualsiasi esso fosse, ma per quanto mi riguardava poteva anche essere una conferenza sulla catena del cesso. Ergo non me ne poteva fregare un emerito cazzo. Però la mia irritazione mi suggerì, con un tono terribilmente convincente, un'idea niente male: perchè non cancellare la memoria agli spettatori? Un sorrisetto malefico mi distorse le labbra, e lentamente mi avvicinai al palcoscenico, confondendomi nel gruppo e fingendo di voler seguire la conferenza sulle catene dei cessi...
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