Neko Cafè

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view post Posted on 28/6/2010, 17:19
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Fortunatamente la città non era molto lontana dalla scuola ed anche il posto dove volevo portare Alice fortunatamente si trovava da quelle parti, purtroppo avevamo beccato una delle giornate peggiori per andare in città, le strade erano iperaffollate e piede d'automobili che facevano una coda infinita e per non parlare dei pedoni che stavano sui marciapiedi, con la poca forza che avevo riuscivo a malapena ad aprire un varco tra quella folla che con la sfortuna che avevamo andava nella direzione opposta alla nostra.
Dopo aver camminato per una decina di metri arrivammo davanti ad un locale, c'era una grande insegna con scritto sopra Neko Cafè, visto che le piacevano i gatti quel posto faceva al suo caso, da fuori si potevano vedere diverse poltroncine dove c'era gente di ogni tipo accompagnata da dei piccoli gattini di ogni razza

"A-allora che ne dici? All'inizio non sembra un bel posto m-ma aspetta di vedere questo locale"

La guardai un po preoccupato, forse non era abituata all'aria di città per non di tutta quella gente, dovevo stare attento e sperare che non sarebbe impazzita come aveva fatto alla Douglas
 
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view post Posted on 28/6/2010, 18:42
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La città era davvero immensa, proprio come aveva descritto Jack molto, moltissimo tempo prima. Qualunque immagine i suoi occhi violacei scorgessero tra un'abitazione e l'altra era fonte di stupore e meraviglia. Eppure non v'erano nè carrozze, nè donne in abiti sfarzosi. Questo deluse parecchio le sue aspettative. Di tanto in tanto scoppiava a ridere correndo tra la folla, costringendo così il povero Akira a inseguirla qua e là per le strade e ricevendo rimproveri sul proprio comportamento. Altre volte si nascondeva dietro di lui, in soggezione per la quantità di gente che circondava entrambi. Pareva che il ragazzo si fosse accorto del problema e stesse cercando il posto adatto per allontanarsi dalla calca di persone che si muoveva per i vicoli. Ovunque erano presenti luci, colori, alti edifici dai quali penzolavano stoffe morbide pregiate o meno. Ma ciò che la infastidiva principalpmente era il caos. Rumore, voci, tutte assieme, si aggiravano nella sua piccola testa come in un turbine e questo la spaventò. Cercò la mano del compagno e non la lasciò più fin quando non giunsero a destinazione. Si trattava di un'aula rettangolare ornata ovunque da poltroncine rosse in velluto. L'insegna portava l'inscrizione Neko Cafè, ma Alice, che aveva socchiuso gli occhi, non vi fece affatto caso. Una volta dentro, il compagno le rivolse finalmente la parola dopo aver taciuto per buona parte della camminata. A-allora che ne dici? All'inizio non sembra un bel posto, m-ma aspetta di vedere questo locale! le suggerì, cercando di sembrare tranquillo, ma come sempre il tremolio della sua mano, fredda per il timore, non mentiva. La ragazza aprìì gli occhi e rimase estasiata da quello spettacolo. Ovunque erano affisse immagini di gatti, piccoli felini si aggiravano allegramente per l'ambiente e individui alti e bassi si scambiavano opinioni a riguardo. In fondo alla sala, una donna un po' bassa e in carne, dalle labbra rosse e gli occhi vispi, indossava un grembiule rosso con un gatto nero ricamato. Serviva da bere dietro a un largo bancone e parlava con tutti. Quando vide i due entrare, fece loro cenno di avvicinarsi, mentre un piccolo micio le saltava da una spalla all'altra, miagolando. Lacie sorrise di cuore «Alice ama i gatti.»

 
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view post Posted on 28/6/2010, 19:39
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Finalmente dopo tutto quel tempo riuscii a rilassarmi, fortunatamente quel posto pareva piacerle e la cosa non mi dispiaceva molto, prima di entrare feci spuntare fuori le mie orecchie la coda da gatto, in quel posto potevo lasciar andare il mio istinto felino senza problemi e senza che tutti mi guardassero...o almeno non per il solito motivo.
Era da un po che non andavo in quel posto ma non sembrava esser cambiato di una virgola ma diversamente dal solito non c'era "lei" che mi saltava addosso riempiendomi di carezze ed altre cose carine, non mi dispiacevano ma come al solito per colpa della mia timidezza non volevo darlo a vedere.
Arrivammi davanti al bancone e feci cenno ad Alice si mettersi seduta come avevo appena fatto io, guardai la donna al bancone e timidamente le dissi:

"Io la solita torta con cioccolato e un bicchiere di latte Nyah."

Poi passai un piccolo menù dove c'erano illustrati tutti i tipi di dolci ad Alice e curioso di sapere cosa volesse le dissi:

"A-alice-san tu cosa prendi?"

mi accorsi troppo tardi di averla chiamata "Alice-san" e facendomi prendere dal panico come al solito dissi:

C-chiedo scusa Alice-san....aaaah no dinuovo"

nel tentativo di inchinarmi per chiederle scusa diedi anche una testata al bancone che mi procurò istantanamente un gran ficozzo che mi duoleva un po.
 
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view post Posted on 29/6/2010, 14:53
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Akira la condusse davanti ad un bancone, dietro al quale quella donna in carne scrutava la giovane con aria indispettita. Attese che entrambi i ragazzi si sedessero davanti al lungo tavolo, ma le sedie erano relativamente alte. Akira non aveva certo problemi, ma Alice, di statura bassa per la sua età, non riusciva a salirvi sopra. Erano incredibilmente alti. Pensò che tutti i neko, come anche Cheshire, dovevano essere davvero alti, quindi non c'erano sedili bassi a cui appoggiarsi. Provò a saltellare, ma fallì ancora. Assunse un'espressione seccata; poi, con occhi decisamente supplichevoli, si rivolse al compagno cercando aiuto. «E' alto...» mormorò, cercando di spingersi ancora verso il bancone senza successo. No, lei non era come Alice. Non era fisicamente forte, ma in sè racchiudeva grandi doti psichiche che nell'abisso avevano pieno sfogo. Poi si voltò verso la donna che la stava osservando seccata. Poi si esibì in un largo sorriso, quando notò che Akira le stava rivolgendo la parola. Si sporse in avanti e il gatto che portava in spalla scese sul bancone, strusciandosi sul braccio del giovanotto e scendendo a terra. Oh, ho capito, l'hai portata qui con te! E' così tanto che Akira-kun non si presenta al mio locale! ora che era vicina, Alice riusciva a scorgerne il viso paffuto e i capelli biondi raccolti in un buffo chignon dietro la nuca. In testa indossava un cerchietto sul quale erano attaccate orecchie da gatto. «Ne... Neko...» mormorò, con gli occhi che luccicavano dall'eccitazione.

 
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view post Posted on 1/7/2010, 21:00
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Solamente ora mi accorsi di quanto era piccolina Alice, non mi sarebbe dispiaciuto poterla stringere forte a me e coccolarla come se fosse una bambina, senza nemmeno accorgermene iniziai a fantasticare su quel fatto.
Stavo sotto un albero a leggere un libro, l'ambiente circostante era rilassante. Chiusi un attimo gli occhi per godermi a pieno la leggera brezza che soffiava in quel momento, quanto mi piacevano i posti così, una voce in lontananza attirò subito la mia attenzione: "Niisan, niisan" Aprii gli occhi vedendo una ragazza che si avvicinava, Alice!? Cosa ci faceva li e perchè mi chiamava in quel modo? Corse verso di me e si buttò tra le mie braccia. Le accarezzai la testa e sorridendo le dissi:
Ti avevo detto o no di non uscire da sola? Se ti succedesse qualcosa non potrei mai perdonarmelo, essendo tuo fratello maggiore devo proteggerti dai pericoli"


Avevo lo sguardo perso nel vuoto, ero troppo impegnato a sognare ad occhi aperti per accorgermi di quello che succedeva intorno a me. Mi svegliai quando ricevetti la mia torta, ah dolci, quanto amavo mangiare dolci in quel posto guardai Alice ripensando a quel pensiero appena avuto, non mi sarebbe dispiaciuto avere una sorellina da poter coccolare...ma forse Alice non era la persona più adatta per quel ruolo.
 
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view post Posted on 1/7/2010, 21:20
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Alice rimase per un po' in piedi, immobile, passando lo sguardo da quello perso nel vuoto di Akira allo sgabello, troppo alto per lei. La sua testolina spuntava facendo capolino dal bancone di circa cinque centimetri oltre il mento. Tese le mani verso Akira, come a suggerirgli di prenderla in braccio e gentilmente farla sedere sul suo sedile. Ma lui fissava il pavimento, con occhi vitrei ed assenti. Uno sguardo che le rammentò gli occhi di quell'uomo, Kevin, sceso nella sua dimora, quel giorno. Tra tanti che le avevano fatto visita, lui lo ricordava bene. Era difficile dimenticare due occhi scarlatti e profondi come quelli. Nonchè, uno di essi l'aveva espiantato per donarlo al povero e cieco Cheshire, che le sorrise felice per quel macabro e delizioso gesto d'affetto. Si sa, Kevin non la prese bene, ma lei aveva esaudito il suo desiderio, nevvero? Tutto era andato bene, tutto era andato bene. Il suo destino dipendeva solo dalle sue scelte. Era inevitabile, inevitabile.
Considerando che Akira continuava a farfugliare parole confusamente, osservando accuratamente la moquette che tappezzava l'aula senza alcun senso, sbuffò e fece quattro passi indietro. Chiuse gli occhi e con quattro falcate rapide riuscì a montare sullo sgabello. Suo malgrado scivolò, perse l'equilibrio capitombolando a terra e con lei il sedile. Alzò il busto, frastornata. «Alto.., le mie forbici...» mormorò contro l'oggetto, come una minaccia che stava a significare "se avessi le mie forbici con me, ti avrei fatto a pezzi". Così lo lasciò a terra e col broncio si diresse ancora una volta verso il bancone, appoggiandovi le braccia conserte e su di esse il suo viso candido e diafano. La donna la scrutava, sorridente. Essere osservata le dava fastidio, soprattutto in situazioni simili.

 
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view post Posted on 7/7/2010, 12:17
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Ero così perso nei miei pensieri che non mi accorsi minimamente dell'aiuto che serviva alla piccola Alice, ma non ci volle molto a capirlo quando sentì quel tonfo, in effetti quegli sgabelli erano un po troppo alti per lei e non doveva essere facile per lei salirci. Il mio sguardo si posò di nuovo su di lei e sussultando mi alzai in piedi per aiutarla.

"S-scusami ora ti aiuto io..."

Dissi notevolmente imbarazzato per quella situazione, beh dopotutto non era molto educato ignorare una ragazza quando aveva bisogno d'aiuto. Ora arrivava il problema più grande il contatto fisico.

*Dovrei prenderla senza avvicinarmi troppo? Nah di sicuro non ho tanta forza per poterla alzare senza problemi... forse dovrei stringerla verso di me e poi alzarla? Macchè troppo imbarazzante, e se invece di alzare lei abbassassi lo sgabello? No questa è peggio delle altre due.*

cominciai a sudare freddo mentre non riuscivo a decidermi sul da fare, se solo si poteva dimostrare in qualche modo il mio stato mentale sicuramente quello più adatto sarebbe una bella nube di fumo che mi usciva dalla testa.
Basta, dovevo calmarmi ed aiutarla a tutti i costi, mi feci avanti piano piano ma sinceramente non sapevo dove mettere le mani... il mio primo pensiero furono i fianchi, ma avevo paura di fare qualcosa di sbagliato.

*Fatti coraggio Akira!*

Poggiai le mie mani tremolanti sui fianchi di Alice... le mie mani scivolarono lentamente dietro la sua schiena ed avviciniandomi lentamente a lei la abbracciai

"Sei pronta?"

Cercai di alzarla il più delicatamente possibile per paura di non farle male, nonostante non fosse molto pesante lo sforzo per alzarla fu davvero molto ma fortunatamente riuscì nell'intento di metterla sullo sgabello.
Tornai al mio posto e ripresi a mangiare la torta senza dire una parola.
 
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view post Posted on 2/8/2010, 23:05
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Dopo qualche secondo, finalmente Akira fece il suo ingresso in scena, con tanto di espressione imbarazzata. Il suo volto si stava facendo sempre più scuro, fino a raggiungere un colorito scarlatto. Alice non comprese e chiuse gli occhi, convinta che la sua testa stesse per scoppiare da un momento all'altro. Passò ancora qualche secondo, ma nulla. Il giovanotto balbettò qualcosa come delle scuse e delicatamente le passò le mano sui fianchi. Tremava. Le sue azioni vacillavano nell'incertezza. Alice alzò le braccia e gliele passò intorno al collo, come in segno d'assenso, sul suo viso si dipinse un sorriso furbetto, come quello di un bambino soddisfatto. Restarono in quell'insolita posizione per un po' prima che il ragazzo si decidesse ad alzarla. La donna li osservò e improvvisò un'espressione divertita, quasi rammaricata di non essere più la bambina di un tempo. Un gatto bianco balzò dalla sua spalla e ando a sedersi sul balcone, gustandosi la scena in pace. Sei pronta? le sussurrò infine, ormai in preda al panco. Alice assentì con un cenno del capo, allora si sentì sollevare e i suoi piedi scalzi non toccarono più terra. Mancava un dettaglio: lo sgabello. La gestrice rise di gusto, poi si avvicinò ai due e rialzò il sedile con una sola mano. Alice si incuriosì nell'osservarla così da vicino. Sembrava una signora davvero possente. Akira la posò delicatamente e finalmente fu abbastanza alta da poter guardare dietro il bancone. C'erano bevande, bottiglie, spuntini e dolci. Tantissimi dolci. E neanche una tazza di tè. Che spreco. pensò tra sè e sè, dunque si volto e rivolse un sorriso alla loro 'salvatrice', in segno di riconoscenza.

 
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